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Dantedì - Echi e Suggestioni sull'onda di Dante - "Devozione mariana"

giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri




Echi e Suggestioni sull'onda di Dante



"Tra Cielo e Terra. Il Piacere di rileggere Dante" - Video rubrica promossa dall'Università del Salento, a cura di Walter Leonardo Puccetti


"Devozione mariana", Fabio Pollice (Video)

Commenti

Elisa Biliotti, Franca Tommasi Cafaro, Sonia Biliotti Zanzotto

 

L’argomento affrontato dal Rettore Fabio Pollice, a chiusura della bella iniziativa “Tra cielo e Terra”, occupa un ruolo centrale nella Divina Commedia.

La centralità di Maria nell’opera dantesca, come è stato già detto da molti, ha un ruolo fondamentale, che va al di là della semplice devozione, è un tema che percorre tutta l’opera e ne giustifica la nascita, ed è legato al piano di salvezza dell’umanità.

Il ruolo di Maria è decisivo, senza di lei, senza la sua adesione al progetto divino nell’Annunciazione, il Paradiso sarebbe abitato solo da angeli e nell’Empireo non ci sarebbe la rosa dei beati e dei santi, fiore e frutto della Resurrezione di Cristo, fusione armonica dell'amore umano con l'amore divino; senza la sua intercessione, Dante non potrebbe accostarsi all’ultima visione di Dio. E non ci sarebbe la Divina Commedia che Dante ha il compito di scrivere per permettere anche a noi di salvarci.

Dall’inizio alla fine del percorso di salvezza di Dante, Maria è sempre presente, in tutte le tre cantiche, ma è in Paradiso che troviamo la più bella rappresentazione umana, religiosa e poetica della sua figura.

E’ a lei, alla Vergine Maria, che Bernardo rivolge, nei primi 39 versi del canto XXXIII, letti in maniera toccante (sino al verso 21) dal Rettore Fabio Pollice, la sua orazione, un capolavoro di poesia e teologia, una bellissima preghiera, solenne e commovente.

"Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate."

Canto XXXIII, vv1-21

L'amore e la venerazione che Dante nutre per Maria, culminano in questi versi sublimi che il sommo Poeta mette in bocca a San Bernardo, fondatore del culto mariano.

La Madonna è, qui, presentata in tutta la sua umanità di madre, mamma di Gesù, ma anche nostra, e in quanto tale, soccorre tutti i suoi figli, quelli che chiedono la sua intercessione, ma anche quelli, orgogliosi o convinti che nessuno possa aiutarli, che non ricorrono a Lei.

Per inciso, ricordiamo che sul ruolo di San Bernardo ha espresso il suo disappunto il prof. Franco Tommasi in occasione della sua relazione "Il Dante comico-irrealistico" (v. Comenti di Virginia Valzano Biliotti, Sonia Biliotti Zanzotto, Gabriella Sartor Zanzotto <http://www.ceit-otranto.it/index.php/progetti/365-dantedi>).

Per Dante e per i cristiani del suo tempo, come ha sottolineato Walter Leonardo Puccetti, Maria è la donna delle donne che vince con la dolcezza, che ha conquistato con l’umiltà, per l’umanità peccatrice, il perdono presso Dio, presso colui che è insieme suo padre e figlio.

La grandezza della Vergine è tale che benevolmente concede ogni grazia, spesso addirittura prevenendone la richiesta, poiché in lei albergano la pietà, la magnificenza, la bontà.

Nel Medioevo, come si può rilevare della vastissima produzione letteraria e artistica, la devozione mariana è centrale e diffusa sia tra i credenti, sia tra gli intellettuali e letterati. A tal riguardo, ricordiamo che un’analisi comparativa tra poesia e scultura nel Medio Evo, con particolare riferimento a Dante, poeta dell’Annunziata, ed agli scultori Nicola e Giovanni Pisano, è stata presentata dal prof. Raffaele Casciaro in occasione della sua relazione "L'annunziata scritta e scolpita" (v. Commenti di Gabriella Sartor Zanzotto <http://www.ceit-otranto.it/index.php/progetti/366-dantedi>).

Nei periodi successivi rileviamo invece una frattura tra il popolo che continua ad essere devoto alla Madre di Dio e il mondo dei letterati che in rari casi le dedicano componimenti.

A Napoli, come ricorda il prof. Pollice, alla devozione religiosa di quel tempo, si affianca il culto delle anime del purgatorio, un culto che nasce intorno alla metà del XVII secolo ed è strettamente connesso con la peste del 1656, che ebbe un forte impatto con l’immaginario collettivo. Nell'Ottocento si riteneva che alcuni miracoli fossero concessi in cambio della cura dei crani “adottati”. Alle anime del purgatorio si chiedeva di tutto, anche di vincere al lotto.

La Madonna resta, comunque, per molti fonte continua di speranza cui guardare sempre, anche nei momenti di grande difficoltà.

In questo periodo di emergenza sanitaria, martoriato dal coronavirus, i cristiani si uniscono “virtualmente” nella preghiera e il loro sguardo è rivolto, in particolare, alla Beata Vergine.

Il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, ha affidato a Maria la città duramente colpita dal Covid-19.
Papa Francesco affida l’Italia e il mondo intero alla protezione della Madre di Dio come segno di salvezza e di speranza.
In occasione della messa celebrata in assenza dei fedeli, promossa dal cardinale vicario Angelo De Donatis, che invoca anch’egli l’intercessione della Maria, ha inviato un videomessaggio nel quale rivolge la sua preghiera alla Vergine invocando la sua protezione.

Riportiamo solo alcuni versi:

"O Maria,
tu risplendi sempre nel nostro cammino
come segno di salvezza e di speranza.
Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,
che presso la croce sei stata associata al dolore di Gesù,
mantenendo ferma la tua fede."

Dappertutto, nel mondo cattolico, il mese di maggio viene vissuto con intensa devozione alla Madonna, per antica tradizione.

I napoletani, sempre molto originali, invocano, oltre alla Madonna e a San Gennaro, protettore di Napoli e della Campania, anche San Giuseppe Moscati, il Santo medico di Napoli, al quale si rivolgono per chiedere un aiuto di fronte a malattie gravi, proprie e di familiari. Un anziano fedele racconta: «San Giuseppe Moscati ha guarito tanta gente, riponiamo in lui la speranza. Ci auguriamo che questa tragedia passi presto e che l'umanità impari dopo questa emergenza a comportarsi meglio».

Con la pandemia, come qualcuno ha affermato, sembra che la religione svanisca dalla scena pubblica e che regni incontrastata la scienza, che sostituisce la salute alla salvezza. Ma, come abbiamo visto, la presenza cattolica si è adeguata ai mutamenti imposti dall’emergenza, si è rinnovata e mobilitata a livelli molteplici, intervenendo anche in favore di operatori sanitari, oltre che dei più bisognosi, seguendo il messaggio del papa che la lotta al male non è solo impegno medico, scientifico e tecnico ma anche sforzo spirituale di speranza, di fratellanza e di fiducia nella Madre di Dio.

Ma, quale è effettivamente la reazione dei cristiani contagiati dal Coronavirus, gravi, morenti o in via di guarigione?
Invocano Maria? Probabilmente! Anche!
Non c’è essere umano che non abbia mai pronunciato la parola “madre” e che non abbia cercato la figura materna nei vari momenti della vita, specie in relazione alle difficoltà.

Noi siamo convinte che i malati abbiano rivolto la loro invocazione, talvolta anche muta, alla propria madre terrena, lontana, o perduta tanti anni prima, o al medico di turno, soprattutto donna (identificata con la propria madre) e, forse, anche alla madre celeste, per essere accompagnati al di là della malattia, sia verso la guarigione, che verso una nuova vita. Molti medici e operatori sanitari sono stati coinvolti in questa invocazione e forse l’hanno fatta propria, con grande umanità cristiana, oltre che professionale, riscoprendo devozioni e riflessioni nascoste nella memoria, quando la nostra vita scorre come un fiume in piena, fra i mille impegni quotidiani.

Il prof. Fabio Pollice, in questo incontro sulla devozione mariana, ci ha regalato, insieme al prof. Walter Puccetti, tanti spunti interessanti e di riflessione per ciò che stiamo vivendo, oltre che per una rilettura di Dante, e ricordi scolastici di tempi lontani in cui l’insegnamento della Divina Commedia non era molto apprezzato.

Ma, per fortuna, c’è un passaggio comune a molti: dalla “sbornia di noia del liceo”, che porta a detestare “ogni testo letterario”, alla condizione di “innamorati di questi testi meravigliosi”, per dirla alla maniera di Franco Tommasi.

L’opera di Dante affascina intere generazioni, suscita emozioni e interessi molteplici, a partire anche da diversi punti di vista, stimola dibattiti e fornisce materiale prezioso per una conoscenza, sempre più ampia ed approfondita, delle sue opere e del contesto culturale e artistico, politico, sociale e religioso.

Come sottolinea il Rettore Fabio Pollice, “Dante è la fonte a cui la nostra cultura, da secoli, costantemente attinge per rigenerarsi, per ritrovare se stessa, le proprie radici”

 

Roma, Bari, Bristol, 15 maggio 2020

 

 

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