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"Dantedì" giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri - Applicazioni, Pubblicazioni elettroniche, Video - "Il viaggio di Dante nell'Orto Botanico - La Vite"

giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri




Applicazioni-Pubblicazioni elettroniche-Video



Il viaggio di Dante nell'Orto Botanico

Un Progetto di Virginia Valzano, Rita Accogli, Gabriella Sartor e Maurizio Romani


“Non avea pur natura ivi dipinto,
ma di soavità di mille odori
vi facea uno incognito e indistinto.”

Purgatorio VII vv. 79-81

 


La Vite (Vitis vinifera L.)


Il viaggio di Dante nell'Orto Botanico-uva Il viaggio di Dante nell'Orto Botanico-Vite rossa-uva


Nome Comune: Vite (vite comune o euroasiatica)

Nome Scientifico: Vitis vinifera L.

Nome Inglese: Vine, Red vine

Famiglia: Vitaceae

Etimologia del nome: Il nome generico deriva dal latino “vitis” (tralcio, sarmento), nome usato per indicare la vite, ma anche altre piante rampicanti; il nome specifico proviene da “vínum” (vino) e da “féro” (portare): produce frutti in grappoli e può essere usato per vinificare.

Note: Con il termine vite si fa riferimento alla pianta in generale e alla specie, mentre il termine uva fa riferimento generico al frutto e le varietà coltivate sono chiamate vitigni. Si distinguono due tipi principali di vitigni, quelli per uva da vino e quelli per uva da tavola e da essiccazione. Una piantagione di viti è detta vigneto, ma comunemente si usa più spesso il termine vigna.
Per gli antichi Greci il dio della vite, del vino, e della vendemmia, nonché del piacere dei sensi e del divertimento  era Dioniso che poi sarà il dio Bacco per i Romani.



La Vite nella Divina Commedia





Purgatorio, Canto XXV, versi 76-78

E perché meno ammiri la parola,
guarda il calor del sole che si fa vino,
giunto a l’omor che de la vite cola.


Parafrasi: E affinché tu ti stupisca meno delle mie parole, pensa al vino che è prodotto dal calore del sole unito all'umore che cola dalla vite.


Paradiso, Canto XII, versi 85-87

in picciol tempo gran dottor si feo;
tal che si mise a circuir la vigna
che tosto imbianca, se ‘l vignaio è reo.


Parafrasi: In breve tempo diventò un grande esperto di teologia a tal punto che iniziò subito a custodire la vigna di Cristo (la Chiesa), che diventa presto secca se il vignaiolo trascura il suo dovere.


Paradiso, Canto XVIII, versi 130-132

Ma tu che sol per cancellare scrivi,
pensa che Pietro e Paulo, che moriro

per la vigna che guasti, ancor son vivi.


Parafrasi: Ma tu che scrivi solo per cancellare (papa Giovanni XXII), pensa che san Pietro e san Paolo, che morirono per la vigna (la Chiesa) che tu corrompi, sono ancora vivi.

Note: Nei documenti di archivio che riportano i beni confiscati a Dante risulta che egli aveva posseduto due poderi con vigna, alberi, arativo e ulivi. Non si sa in che misura il sommo poeta abbia partecipato alla vita agricola delle sue tenute, ma in alcuni passi della Divina Commedia si evince che Dante avesse una buona conoscenza di alcune pratiche enologiche.
La parola “vino” ricorre quattro volte nella Commedia, tre nel Purgatorio e una nel Paradiso; la menzione di uno specifico vino, la vernaccia, la troviamo nel Purgatorio. La parola “vigna” compare due volte nel Paradiso, la parola vendemmia compare una sola volta nell’Inferno e la parola “uva” nel Purgatorio. Due termini propri dell’enologia, “mezzul” e “lulla” (la doga centrale e le due laterali del fondo della botte), li troviamo nell’Inferno e un altro termine, gromma (incrostazioni che i sali dell’acido tartarico formano sulle pareti della botte), lo troviamo nel Paradiso.

Qui di seguito riportiamo altri versi relativi alla vite.


Inferno, Canto XXVI, versi 25-30

Quante ’l villan ch’al poggio si riposa,
nel tempo che colui che ’l mondo schiara

la faccia sua a noi tien meno ascosa,
come la mosca cede alla zanzara,
vede lucciole giù per la vallea,

forse colà dov’e’ vendemmia e ara:

 

Parafrasi: Quante sono le lucciole che il contadino, quando si riposa sulla collina nella stagione (estate) in cui il sole tiene meno nascosta a noi la sua faccia, nell'ora (la sera) in cui la mosca lascia il posto alla zanzara, vede giù nella valle dove egli vendemmia e ara;


Inferno, Canto XXVIII, versi 22-24

Già veggia, per mezzul perdere o lulla,
com’io vidi un, così non si pertugia,
rotto dal mento infin dove si trulla.


Parafrasi: Una botte, priva delle doghe del fondo, non è bucata così come io vidi un dannato tagliato dal mento fin dove si scorreggia.


Purgatorio, Canto IV, versi 19-21

Maggiore aperta molte volte impruna
con una forcatella di sue spine
l’uom de la villa quando l’uva imbruna,

 

Parafrasi: Molte volte il contadino, quando l'uva è matura, per proteggerla, ostruisce con una piccola quantità di spine un'apertura (nella siepe) più grande di quanto fosse il sentiero dove si incamminano Virgilio e Dante.

 

Purgatorio, Canto XIII, versi 28-30

La prima voce che passò volando
Vinum non habent’ altamente disse,
e dietro a noi l’andò reiterando.


Parafrasi: La prima voce che passò volando, disse gridando: 'Non hanno vino', e l'andò ripetendo dietro di noi.

 

Purgatorio, Canto XV, versi 121-123

ma se’ venuto più che mezza lega
velando li occhi e con le gambe avvolte,
a guisa di cui vino o sonno piega?»

 

Parafrasi: Il mio maestro, che mi vedeva simile a un uomo che esce poco alla volta dal sonno, disse: «Che cos'hai, che non ti reggi in piedi e hai camminato per più di mezza lega (per molta strada) con gli occhi velati e le gambe impacciate, come qualcuno gravato dal vino o dal sonno?»

 

Purgatorio, Canto XXIV, versi 19-24

Questi», e mostrò col dito, «è Bonagiunta,
Bonagiunta da Lucca; e quella faccia
di là da lui più che l’altre trapunta

ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia:
dal Torso fu, e purga per digiuno
l’anguille di Bolsena e la vernaccia»

 

Parafrasi: Costui», e indicò uno col dito, «è Bonagiunta da Lucca; e quella faccia accanto a lui che sembra più screpolata delle altre, ebbe fra le sue braccia la Santa Chiesa (fu papa Martino IV): fu nativo di Tours e qui espia col digiuno le anguille di Bolsena e la vernaccia».

 

Paradiso, Canto XI, versi 88-90

qual ti negasse il vin de la sua fiala
per la tua sete, in libertà non fora
se non com’acqua ch’al mar non si cala.

 

Parafrasi: se qualcuno ti negasse il vino della sua ampolla per placare la tua sete (di conoscenza), non agirebbe in libertà proprio come un'acqua che non scendesse dal monte fino al mare.


La Vite nel Salento


La coltivazione della vite risale ad epoche antichissime, nel Salento è attestata già attorno al 2000 a.c. ed è divenuta con gli anni una delle maggiori attività produttive, accanto a quella dell’olio. La Vitis vinifera ha trovato in Salento condizioni ecologiche diversificate, tali da consentire l’attecchire di un ricco ed eterogeneo patrimonio ampelografico. Le varietà di vitigni autoctoni del Salento sono: il negroamaro, il primitivo, la malvasia bianca, la malvasia nera e l’aleatico.
Le zone più rappresentative e di maggior pregio, per quanto riguarda l’attività enologica, si trovano a Salice Salentino, Leverano, Veglie, Campi Salentina, Guagnano, Cellino S. Marco, Sandonaci, Brindisi e dintorni, Sava, Torricella, Montemesola, e nelle terre di Manduria, che offrono vini DOC rinomati e conosciuti a livello mondiale.
L’amore per la vigna, la salvaguardia del suolo, dell’ambiente e del consumatore fanno parte dell’ideologia dei coltivatori e produttori salentini, e in generale pugliesi, come Natalino Del Prete di Sandonaci, l’antesignano dell’approccio biologico in Puglia, del metodo di coltivazione biologica con la messa al bando di tutti i trattamenti chimici e l'uso di pesticidi; Francesco Valentino Dibenedetto, agronomo, contadino e viticoltore, dedito alla valorizzazione delle pregiate uve di proprietà, ai piedi della Murgia barese, senza l’uso della chimica; Claudio Quarta, che nella sua azienda Tenute Eméra (Lizzano) ospita una collezione ampelografica di circa 500 accessioni di vite provenienti da diversi Paesi, incluse molte cultivar del Caucaso, centro di domesticazione primario della Vitis vinifera L. e, quindi, preziosissima fonte di biodiversità intraspecifica.


Descrizione Botanica

Portamento: La vite è una pianta arborea rampicante che per crescere si attacca a dei sostegni (tutori) mediante i viticci. Il fusto, detto anche ceppo, può avere una lunghezza notevole da cui si dipartono numerosi rami, detti tralci.

Foglie: Le foglie, dette pampini, sono palmate, con lembo intero o suddiviso in 3 o 5 lobi più o meno profondi, su una forma di base a cuore. Esse sono molto importanti per il riconoscimento dei vitigni delle varie specie

Fiori: I fiori sono di colore giallo-verde, riuniti in infiorescenze a pannocchia, dapprima erette, poi pendule (grappolo composto). Un grappolo è formato da un asse principale, detto rachide (o raspo), che si ramifica in assi laterali (i racimoli) a loro volta ramificati.

Frutti: I frutti sono delle bacche, dette acini, raggruppati in grappoli, di sapore dolce, di forma e colore variabili (sferici, ovoidali, gialli, viola o bluastri), secondo il vitigno e le condizioni ambientali.
L'epicarpo è detto buccia, il mesocarpo polpa e i semi, sono detti vinaccioli. In enologia si suole distinguere il succo, ottenuto dalla sola polpa, con il termine di mosto, dal resto dell'infruttescenza (raspi, bucce e vinaccioli) che forma le cosiddette vinacce.


Video: Ciclo riproduttivo della Vite


Habitat

La vite è attualmente presente in tutti i continenti ad eccezione dell'Antartide. È coltivata nelle regioni calde temperate di tutto il mondo per il frutto e per la produzione di vino. Le varie specie di vite si adattano a diversi tipi di terreno. In Italia si può trovare anche una varietà spontanea nei boschi della zona mediterranea.
L’alberello è la forma di allevamento classica della vite. Le forme di coltivazione più adatte per l'uva da tavola sono la spalliera, la controspalliera o la pergola, che risulta anche molto decorativa su appositi sostegni.
In Italia i vitigni di riferimento sono il Trebbiano toscano, il Pinot bianco e lo Chasselas dorato per le uve bianche da vino, il Barbera, il Merlot e il Sangiovese per le uve nere da vino, infine il Cardinal, il Regina e lo Chasselas dorato per le uve da tavola.

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Raccolta

I frutti maturano e si raccolgono generalmente nel periodo che va da agosto a ottobre. L'epoca di maturazione varia in base a fattori geografici, climatici e varietali.

 

Utilizzo

Della vite vengono utilizzati foglie semi e frutti. In cosmetica viene utilizzato soprattutto l’estratto di foglie; in cucina e nell’industria alimentare si utilizzano prevalentemente gli acini d’uva come frutta, e in particolare per la produzione del vino, per le marmellate, oppure essiccati (uva passa o uva sultanina) in moltissime ricette sia dolci che salate.

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Proprietà e benefici

Le principali proprietà benefiche della Vite sono: antiossidante / vitaminizzante, vasoprotettrice e ipocolesterolemizzante, depurativa.
I frutti contengono molti sali minerali (come potassio, ferro, rame e manganese) e vitamine (B1, B2, A, C, PP).

 

 


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