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Workshop “Scienza Aperta: nuovi modelli di comunicazione scientifica e valutazione della ricerca” - CEIT, 30 gennaio 2019 - Introduzione

Workshop “Scienza Aperta: nuovi modelli di comunicazione scientifica e valutazione della ricerca”

CEIT - Università del Salento, 30 gennaio 2019

 

Introduzione

Virginia Valzano


Il tema di questo Workshop “Scienza Aperta: nuovi modelli di comunicazione scientifica e valutazione della ricerca” è di notevole importanza e attualità, è al centro di grandi dibattiti a livello nazionale e internazionale, coinvolge tutte le discipline, scientifiche e umanistiche, diversi attori e Istituzioni, le Università italiane e straniere, la CRUI, l’ANVUR, Associazioni culturali e scientifiche, docenti e giovani ricercatori, editori ed esperti dei sistemi bibliotecari di Ateneo, il cui ruolo è stato ed è tuttora fondamentale nella promozione e diffusione dell’informazione scientifica ad accesso aperto, nell’individuazione di problematiche connesse a risorse umane e finanziarie.

Infatti, proprio in ambito bibliotecario nascono e si sviluppano, già a partire dagli anni novanta, molte iniziative per la condivisione a livello nazionale di risorse elettroniche, per l’accesso agevolato, per la promozione e lo sviluppo dell’Open Access. Nel corso degli anni vengono realizzati Consorzi e Coordinamenti interuniversitari, Sistemi informativi nazionali, tra cui il “SINM (Sistema Informativo Nazionale per la Matematica)”, progetti di editoria elettronica ad accesso aperto per la divulgazione rapida della conoscenza e della ricerca scientifica a livello internazionale, tra cui i sistemi editoriali “ESE-Salento University Publishing” e CASPUR-CIBER Publishing – Pubblicazioni ecosostenibili”, Gruppi di lavoro per l’elaborazione di Linee Guida a livello nazional ed altre iniziative, tra cui la Dichiarazione di Messina sull’Open Access, promossa e sostenuta anche dalla CRUI, che io stessa ho avuto il piacere di firmare nel 2004 per conto dell'Università di Lecce.

Ho vissuto questa evoluzione nella mia lunga attività lavorativa presso l’Università di Lecce, poi Università del Salento, in qualità di Direttrice del Coordinamento SIBA e del Servizio Informativo Telematico per la Ricerca e la Didattica e in qualità di docente presso la Facoltà di Beni Culturali e di Delegata rettorale presso la CRUI e il CASPUR di Roma.

Il Sistema Bibliotecario di Ateneo dell’Università del Salento, all’epoca tecnologicamente tra i più avanzati e all’avanguardia, è stato uno dei primi Sistemi bibliotecari, a livello nazionale ed internazionale, ad avviare e realizzare, già verso la fine degli anni novanta, un progetto di editoria elettronica, il Sistema ESE-Salento University Pubishing, per la pubblicazione di materiale didattico e scientifico ad accesso aperto, a mettere in pratica i principi dell’Open Access e dell’Open Science, ad introdurre e promuovere nuovi modelli di comunicazione scientifica.

Tali principi, fondamentali per l’accesso libero e senza barriera al sapere scientifico, per la condivisione della conoscenza e lo sviluppo della ricerca scientifica, sono stati condivisi e sostenuti dall’Università del Salento, in particolare dai professori Carlo Sempi e Mauro Biliotti, entrambi matematici, e dal professore Donato Valli (letterato, già Rettore dell’Università del Salento), che nonostante il suo tradizionale attaccamento all’odore e alla sensazione tattile della carta, ha pubblicato una sua monografia, in formato elettronico e ad accesso aperto, nel sistema ESE, per favorire e incoraggiare ulteriormente lo sviluppo dell’Open Access anche nelle discipline umanistiche.

Il Sistema ESE è stato presentato per la prima volta, insieme alla versione elettronica delle due riviste scientifiche “Note di Matematica” e “Thalassia Salentina”, al Convegno “SINM 2000” sul Sistema Informativo Nazionale per la Matematica, un progetto in gran parte realizzato già negli anni novanta dalle Biblioteche matematiche italiane, e coordinato dalla sottoscritta sino al 2010, per lo sviluppo e la condivisione a livello nazionale di archivi e risorse bibliografiche e documentarie dell’area matematica e di altre discipline correlate, come le scienze fisiche, informatiche e biotecnologiche, con il minor spreco possibile di risorse tecniche e finanziarie e nel rispetto di regole e standard nazionali ed internazionali.

In quel Convegno, sono stati affrontati, per la prima volta in Italia, in maniera approfondita, diverse problematiche connesse con le pubblicazioni scientifiche elettroniche, e tuttora oggetto di discussione a livello internazionale e in diversi ambiti disciplinari, quali quelle sul copyright, sulle tecnologie e i protocolli standard di comunicazione, sui formati standard per l’accesso e la distribuzione elettronica dei documenti, sulla conservazione a lungo termine dei documenti digitali e sull’Impact Factor.

Tra gli altri contributi, molto interessante e particolarmente attuale è quello su “L’Impact Factor nella valutazione della ricerca e nello sviluppo dell’editoria scientifica” presentato dal matematico prof. Alessandro Figà-Talamanca, molto noto anche al di fuori della comunità matematica internazionale per la stringente critica al sistema dell'Impact Factor per la valutazione delle pubblicazioni scientifiche. Tale contributo, all’epoca pubblicato on-line sugli atti del SINM 2000, è tuttora accessibile sul sito del CEIT, alla pagina: http://www.ceit-otranto.it/index.php/progetti/330-quarto-seminario-impact-factor-figatalamanca.

Negli anni successivi il Sistema ESE è stato ulteriormente sviluppato, arricchito di nuove pubblicazioni elettroniche ad accesso aperto e adeguato alle nuove tecnologie e a nuovi standard internazionali, con una nuova piattaforma basata sul software open source OJS (Open Journal Systems), uno dei Sistemi tuttora più usati a livello nazionale ed internazionale per la pubblicazione e gestione delle riviste elettroniche open access.

Tutte le pubblicazioni accessibili nel sistema ESE sono sottoposte a controllo di qualità da parte di Comitati scientifici e revisori; hanno un codice e-ISSN o e-ISBN, un codice DOI per ogni articolo, un Codice etico e non richiedono agli autori il pagamento delle spese di elaborazione e pubblicazione degli articoli. Le riviste (attualmente 24 titoli) sono state indicizzate in archivi e banche dati nazionali e internazionali; alcune di esse anche in WOS e SCOPUS, altre sono state riconosciute dall’ANVUR come riviste scientifiche di Classe A.

L’Università del Salento, come altre Università italiane, ha ribadito il proprio sostegno al movimento Open Access nello Statuto approvato alla fine del 2011.

Il Sistema editoriale ESE-Salento University Publishing, da me avviato nel 1999 e coordinato sino al 2010, rappresenta tutt’oggi un punto di riferimento per molti ricercatori, per la pubblicazione elettronica, ad accesso aperto, di materiale didattico e scientifico, monografie, atti di convegni e riviste. Esso è accessibile all'indirizzo http://siba-ese.unisalento.it/.

Il Sistema editoriale "CASPUR-CIBER Publishing – Pubblicazioni ecosostenibili", è stato realizzato dalla sottoscritta nell'ambito del progetto editoriale "Pubblicazioni Open Access Ecosostenibili", avviato nel 2009 in collaborazione con il consorzio nazionale CASPUR-CIBER (diretto da Francesco Proietti), con il Coordinamento SIBA ed altre strutture dell’Università del Salento, per lo sviluppo dell’editoria elettronica, ad accesso aperto, delle Università consorziate CASPUR e CIBER, per la conservazione della biodiversità vegetale ed il ripristino dell’ambiente naturale.

Su tale Sistema, basato sul software open source OJS (Open Journal Systems), sono state pubblicate alcune monografie e proceedings e la rivista SCIRES-IT (SCIentific RESearch and Information Technology - Ricerca Scientifica e Tecnologie dell'Informazione), liberamentente accessibili anche sul sito del CEIT, all'indirizzo http://www.ceit-otranto.it/index.php/editoria-elettronica/100-pubblicazioni-oa-ecosostenibili.

La rivista SCIRES-IT ha un Comitato scientifico internazionale, è sottoposta a controllo di qualità da parte del Comitato scientifico e da revisori; ha un codic e e-ISSN e un codice DOI per ogni articolo, un Codice etico che regola i comportamenti tra le varie parti coinvolte nella pubblicazione e non prevede assolutamente alcun tipo di APC (Article Processing Charge), non richiede quindi agli autori il pagamento delle spese di elaborazione e pubblicazione degli articoli.

La rivista, della quale sono tuttora Editor-in-Chief, affiancata, prima da Francesco Proietti, poi da Cristiana Bartolomei dell'Università di Bologna e, di recente da Michela Cigola dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, è accessibile all’indirizzo http://www.sciresit.it/, è indicizzata in numerose banche dati, comprese Scopus e WOS, ed è stata riconosciuta da ANVUR come rivista scientifica di Classe A.

Nell’ultimo decennio, l’Open Access ha assunto una maggiore importanza a livello nazionale e internazionale, nel mondo scientifico-accademico e in ambito bibliotecario. Esso si sé sviluppato anche come risposta all’aumento dei prezzi degli abbonamenti alle riviste scientifiche e alle difficoltà ad accedervi a causa della carenza di fondi.

Cresce la consapevolezza che l’Open Access garantisce alle Università e alle Biblioteche la possibilità di accedere liberamente alle ricerche scientifiche dei propri ricercatori, finanziate dalle stesse Università, senza pagarle una seconda volta sotto forma di abbonamento alle riviste scientifiche.

L’accesso aperto ai risultati della ricerca favorisce la condivisione del sapere e quindi un più rapido avanzamento della conoscenza, senza barriere, in tutto il mondo. Garantisce l’interesse e i diritti degli autori e degli studiosi, una maggiore visibilità e diffusione del loro lavoro, un maggiore impatto e una maggiore circolazione di idee e accresce i vantaggi citazionali.

In particolare negli ultimi anni, la crisi economica e la forte riduzione dei fondi a disposizione delle Università e della ricerca scientifica, l’aumento dell’Impact Factor di molte riviste ad accesso aperto e i nuovi criteri di valutazione della ricerca hanno accresciuto l’interesse per le pubblicazioni Open Access.

Permangono, tuttavia, molti problemi da risolvere, subentrano altre difficoltà e problematiche, di carattere non solo economico ma di valore, di qualità della ricerca scientifica e quindi nuove sfide da affrontare. Permane una scarsa conoscenza di cosa effettivamente sia l’Open Access e in particolare l’Open Science.

Open Access significa accesso libero e senza barriere al sapere scientifico. L'Open Science cerca di estendere il principio dell'Open Access alle prassi, alle metodologie e soprattutto ai dati della ricerca; è un movimento culturale teso a rendere aperto ogni passo della ricerca scientifica a tutti i cittadini.

I dati della ricerca devono essere accessibili rapidamente, aperti, modificabili, riutilizzabili, e consentire a chiunque di arrivare a conclusioni diverse su quei dati.

L’apertura stimola l’innovazione, accelera la scoperta, facilita la collaborazione, l’interdisciplinarietà, lo scambio di conoscenza, l’accesso all’educazione.

L’accesso libero alla conoscenza, ai saperi e alla cultura è uno dei diritti fondamentali dell’umanità, garantiti nel 1948 dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell'ONU e presenti nella maggior parte delle Costituzioni degli Stati dell'Unione europea, che fanno riferimento direttamente o indirettamente alla cultura, alla ricerca scientifica e al problema della sua accessibilità e partecipazione.

La Scienza Aperta ha fatto oggi molti passi in avanti, esistono molti contenuti scientifici (software, pubblicazioni, dati) disponibili gratuitamente e con diritti di riuso, cioè accompagnati da licenze aperte.

In Italia purtroppo siamo un po’ indietro rispetto agli altri paesi. Spesso, quando si parla di Open Access o di Open Science, si tirano fuori pregiudizi quali la scarsa qualità delle pubblicazioni ad accesso aperto.

Molti autori si sentono vincolati a pubblicare su riviste “prestigiose” con i maggiori editori commerciali che si dividono il mercato della comunicazione scientifica (Springer-Nature, Wiley, ACS, Sage e, in particolare, Elsevier, che gioca un ruolo predominante), per cui i prodotti della ricerca, anche quella finanziata con fondi pubblici, diventano accessibili solo attraverso costosi abbonamenti, e aumenta il potere delle banche dati e dell’editoria commerciale.

L’Italia ha sottoscritto a dicembre 2017, tramite il consorzio CRUI-CARE7, un contratto quinquennale con Elsevier (2018-2022) per l'accesso ai periodici elettronici dell'editore. Il contratto prevede anche una parte dedicata all'open access per cui gli Atenei, oltre a pagare per gli abbonamenti, pagano anche per la pubblicazione ad accesso aperto (in quelle stesse riviste che sottoscrivono). Prevede, quindi, che un medesimo Ente possa sborsare altro denaro per mettere ad accesso aperto qualche articolo in riviste per le quali già paga un abbonamento. Per chi volesse avere maggiori informazioni al riguardo può collegarsi al sito dell’AISA, alla pagina http://aisa.sp.unipi.it/accesso-aperto-ibrido-in-italia-solo-una-questione-di-nudge/.

Le Università coinvolte (compresa l’Università del Salento), che pagano a caro prezzo questo servizio, come è stato già detto da altri, dovrebbero rivedere il mandato con cui CRUI-CARE negozia a nome degli Atenei. Dovrebbero conferire un mandato preciso a CRUI-CARE (le cui prestazioni sono offerte alle Università italiane a titolo oneroso) per contrattare a condizioni differenti, con maggiore trasparenza e coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.

Lo stesso contratto firmato dalla CRUI era stato proposto agli svedesi, che lo hanno rifiutato interrompendo i rapporti con Elsevier, come comunicato alla recente Conferenza di Berlino dalla presidente della Conferenza dei Rettori delle Università svedesi. Anche altri paesi, tra cui la Germania, l’Ungheria hanno annullato e interrotto gli accordi con Elsevier.

Il movimento Open Science e i partecipanti alla Conferenza Berlin 14 del 3 e 4 dicembre 2018, la quattordicesima dalla Dichiarazione di Berlino del 2013 sull’Open Access, hanno chiesto con fermezza la fine del sistema di abbonamenti e la transizione immediata all'Open Access, in sintonia con alcuni principi di Plan S, un’iniziativa per la pubblicazione Open Access delle ricerche scientifiche finanziate con fondi pubblici, di cui si parlerà anche in questo Workshop. Ritengono anche necessaria, affinché possa essere realizzata la Scienza Aperta e di qualità, una rivisitazione degli attuali modelli di valutazione e incentivazione della ricerca, che provocano un aumento di prodotti della ricerca da “contabilizzare”. Affermano che i criteri di valutazione, basati sulla classifica delle riviste, sull’Impact Factor, sull‘H-Index, sul numero di pubblicazioni e citazioni, incentivano cattive pratiche.

La competizione per la priorità nella scoperta è stata trasformata nella competizione per avere risultati migliori secondo qualche indicatore. La pubblicazione scientifica serve ad arricchire il curriculum in vista dell’assunzione, della promozione o di finanziati. La rivista su cui si pubblica vale più della ricerca, è più importante dei contenuti perché trasmette prestigio ad un articolo, indipendentemente dal contenuto. Subentra l’ossessione per la valutazione e si fa di tutto per pubblicare su riviste con alto impatto, anche articoli di limitato valore scientifico. L’Impact Factor, il numero di articoli e le citazioni diventano l’obiettivo principale, senza tenere conto dell’affidabilità o meno delle banche dati.

Le metriche della valutazione scientifica generano vari discutibili comportamenti: aumento eccessivo delle autocitazione, pubblicazione di una sola ricerca in più articoli con l’introduzione di nomi di altri autori, eterogeneità di banche dati sull’Impact Factor su cui ci si basa per valutare una ricerca.

Secondo il movimento per la Scienza Aperta e la recente Conferenza di Berlino, occorre quindi rivedere le regole di valutazione della ricerca, anche per permettere agli autori effettiva libertà nella scelta della sede editoriale. Occorre soprattutto creare una rete di collaborazione fra Università, Ministero e Centri di ricerca per lo sviluppo di piattaforme tecnologiche che possano supportare i ricercatori e le loro istituzioni, dotarsi di infrastrutture, servizi ma anche di politiche, di raccomandazioni, di studi e di analisi, di percorsi formativi, di best practice.

Sono d’accordo su molte di queste osservazioni, ma vorrei aggiungere anche una mia opinione personale sulla valutazione della ricerca, che sono convinta sia condivisa da molti altri ricercatori.

Come afferma un mio amico docente, i professori universitari si differenziano dai professori di liceo perché, oltre ad insegnare le loro materie (come fanno i professori di liceo) devono anche contribuire allo sviluppo delle conoscenze nella materia che insegnano. Questo si fa con la ricerca. Lo stipendio superiore dei professori universitari si giustifica con la loro duplice funzione. I professori che non fanno ricerca dovrebbero avere uno stipendio decurtato.

Da qualche anno, il Ministero ha allestito, tramite l’ANVUR, un sistema di valutazione che valuta, appunto, la produzione scientifica dei professori e la usa anche per valutare i Dipartimenti.

Valutare è cosa sacrosanta, anche per evitare situazioni di improduttività.

Ma se “cosa valutare” è importante, anche il “come valutare” è altrettanto importante e qui il problema si fa spinoso.

Ogni criterio è criticabile e, una volta conosciuto, può essere “drogato” da chi viene valutato, e questo lo abbiamo già detto, ma possiamo aggiungere anche qualche altro esempio.

In alcuni settori scientifici, gli afferenti ad uno stesso Gruppo di ricerca o i professori coinvolti in uno stesso progetto o grande consorzio firmano quasi tutti i lavori prodotti dal gruppo o dal consorzio. I lavori hanno centinaia di autori ed escono a centinaia ogni anno, ricevendo altrettante centinaia di citazioni. E’ lecito dubitare che gli autori abbiano sempre una piena conoscenza dei lavori che hanno firmato, pur avendo punteggi mirabolanti nella valutazione della ricerca.

Tutte le critiche rivolte al “come valutare” sono più o meno fondate, ma ogni critica dovrebbe essere accompagnata da proposte migliorative, indicando dei “come” alternativi.

Altrimenti l’impressione è che non si voglia sottoporsi ad alcuna valutazione, in attesa della creazione di un sistema perfetto di valutazione.

Insomma, il “cosa” è giustissimo, il “come” è da perfezionare.

Concludo questo mio intervento con una recente notizia, per chi non ne fosse ancora a conoscenza: il 14 gennaio scorso il Presidente americano Donald Trump ha firmato “The Open, Public, Electronic and Necessary (OPEN) Government Data Act”, la legge che prevede che tutti i dati delle agenzie federali, compresi i dati della ricerca, siano pubblicati come open data. Sono codificate in legge le parti chiave del Memorandum del 2013 del Presidente Barack Obama sulla politica dei dati aperti. E’ un grande risultato, grazie al lavoro di SPARC (Scholarly Publishing & Academic Resources Coalition) e di altre organizzazioni Open. SPARC è una iniziativa nata negli Stati Uniti per l'accesso all'informazione scientifica, la promozione di strategie alternative nel mercato dell'editoria scientifica.

Ci auguriamo che questo possa avvenire al più presto anche in Italia e che i risultati sinora raggiunti non vengano ostacolati da altri fattori o interessi economici. E’ facile immaginare la reazione negativa di molti editori americani, legata al loro modello di business, e le conseguenti reazioni indignate dei ricercatori.

Le problematiche riguardanti l’Open Access e l’Open Science sono tante, complesse e in continua evoluzione.

Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che, attraverso le mailing list AIB-Cur e, soprattutto, OA-Italia ci tengono continuamente aggiornati sull’Open Access e la Scienza Aperta, in Italia e nel mondo.

Ringrazio, per il loro contributo, tutti i relatori e i partecipanti e, in particolare, il Presidente dell’ANVUR, per il lavoro sinora svolto, per i miglioramenti che vorrà apportare e per il suo intervento a questo Workshop.